La funzione HR in prima linea nella lotta alla violenza sulle donne.

L’8 marzo è la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, ricorrenza che ci permette di riflettere sulle conquiste sociali, economiche e politiche ottenute dal genere femminile e sulle azioni da mettere in atto per contrastare discriminazioni e violenze.

È sufficiente prendere visione dei dati Istat o dei rapporti ONU per avere un’idea di quanto siamo ancora lontani da un obiettivo di effettiva sicurezza e libertà del genere femminile.

A livello globale, si stima che circa il 30 per cento delle donne abbia subito violenze fisiche e/o sessuali commesse dai propri partner in un determinato momento della loro vita, le più colpite sono le ragazze nella fascia di età compresa tra i 15 ei 24 anni.

49 nazioni su 193 (paesi membri dell’ONU) non hanno ancora istituito nei propri ordinamenti legislativi norme a tutela delle donne dalla violenza domestica.

La gravità di questo tipo di violenza è manifestata dal fatto che il 38 per cento degli omicidi di donne nel mondo sono commessi da partner o ex-partner.

Nel rapporto “Women, Business and Law” su 187 nazioni esaminate appena 6 (Belgio, Danimarca, Svezia, Francia, Lussemburgo e Lettonia) possono affermare di registrare una parità di genere nel mondo del lavoro.

Il cammino è ancora lungo in questo campo e le organizzazioni socio-economiche possono essere i principali agenti di cambiamento. La violenza sulle donne non deve essere ridotta ad una questione privata, ma va considerata come una vera e propria violazione dei diritti umani che colpisce oltre al singolo l’intera comunità sociale. E ’importante considerare il ruolo che i datori di lavoro possono e devono avere nell’affrontare la violenza domestica e il modo in cui questa si riflette sul posto di lavoro e sul raggiungimento degli obiettivi aziendali.

 

Cos’è la violenza contro le donne

Una delle forme più comuni di violenza di genere è quella subita all’interno delle mura domestiche, l’ONU l’ha definita come qualsiasi comportamento all’interno di una relazione che provochi alla donna danni fisici, psicologici o sessuali, inclusi atti di aggressione fisica, abuso psicologico, coercizione o aggressività sessuale o qualsiasi tipo di comportamento di controllo (isolare una persona dalla famiglia e dagli amici, monitorarne i movimenti e limitare l’accesso alle informazioni o alle cure mediche).

La violenza sulle donne si esprime in diversi modi ed è causa di gravi danni fisici e psicologici. E’ un problema di salute pubblica presente in tutti i paesi e in tutte le culture, con conseguenti effetti dannosi per la vittima e per la società nel suo insieme.

La Violenza contro le donne durante la pandemia

L’ondata di violenze contro le donne registrate nei primi mesi della pandemia ha dimostrato che il genere femminile non gode ancora di adeguate garanzie su questo fronte.

La mole di chiamate ricevute dal numero anti violenza e stalking 1522 è aumentato del 71,7 per cento nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2020 e nel 64,1 per cento delle segnalazioni registrate si riportano casi di violenza assistita (ovvero forma di maltrattamento del minore).

Secondo i dati ISTAT, nel primo semestre del 2020, i femminicidi sono stati pari al 45 per cento del totale degli omicidi (contro il 35 per cento dei primi sei mesi del 2019) e hanno raggiunto il 50 per cento durante il lockdown tra marzo e aprile 2020.

 

Piani nazionali durante la pandemia

Per fronteggiare la recrudescenza del fenomeno della violenza alle donne durante la pandemia di Covid-19 i paesi dell’Unione Europea hanno introdotto misure speciali per proteggere il genere femminile dalla violenza del partner all’interno delle mura domestiche. E’ stato rafforzato il coordinamenti tra servizi sanitari, tutori dell’ordine e sistema giudiziario. Sono stati stanziati nuovi fondi pubblici e aumentata la vigilanza per le donne che in passato erano già state vittime di violenza.

Alla prove dei fatti, però, le misure adottate si sono rivelate insufficienti, dovendosi scontrare con la persistente scarsità di finanziamenti devoluti alle misure di sostegno come le case rifugio e alle organizzazioni che offrono prima assistenza alle donne vittime di violenze domestiche.

A supporto dei piani pubblici sono scesi in campo anche i privati, merita di essere citata l’iniziativa di Airbnb che in partnership con Safe Ireland (https://www.safeireland.ie/) ha messo a disposizione, durante le fasi più acute della pandemia i propri alloggi per dare un posto sicuro alle donne in pericolo.

 

Il ruolo strategico delle organizzazione lavorative per porre un argine alla violenza di genere

Le statistiche dimostrano che il 60 per cento delle donne che convivono con la paura e la violenza all’interno delle mura domestiche lavorano, questo significa che il problema incide anche sul mondo del lavoro.

Le implicazioni riguardano infortuni, malattie professionali, assenteismo, e le ripercussioni emotive porteranno alla perdita di motivazione con conseguente minor produttività, e nei peggiori dei casi vi è la perdita della vita stessa.

Le organizzazioni possono fare la differenza perché sono in una posizione cruciale per un cambio di passo, ed in prima linea c’è la funzione HR.

Nello specifico le attività di prevenzione e tutela da mettere in campo possono essere di diversa natura, vediamone alcune:

  • Assioma numero 1: NON FARE NIENTE NON É UN’OPZIONE
    Chiudere entrambi gli occhi, girarsi dall’altra parte e far finta che non ci riguardi non è una possibilità
  • Promuovere l’equità di genere
    Le ricerche hanno dimostrato che aumentando l’equità di genere si riduce la violenza sulle donne
  • Il posto di lavoro come luogo sicuro
    Bisogna garantire un luogo di lavoro sicuro e riservato, dove poter condividere le proprie esperienze senza temere il giudizio
  • Sostenere ove possibile richieste ragionevoli come accordi di flessibilità, orario part-time, etc
    Rapporto globale OIL-Gallup del 2017 afferma che il primo ostacolo alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro è il sostegno ai figli e più in generale alle famiglie. Come si lega alla violenza contro le donne? Torna al punto due.
  • La formazione, per garantire un luogo di lavoro solidale e consapevole
    • Aumentare la consapevolezza delle vittime ed aiutarle a riconoscere i segnali per prevenire il pericolo
    • Formazione per i manager e lo staff per sapere come riconoscere i segnali di un disagio, come mettersi in relazione con una persona che non riesce a chiedere aiuto e come intervenire nel migliore dei modi. Tra il 20 e il 30 per cento delle chiamate di denuncia di violenza vengono da persone vicine alle vittime
    • Combattere commenti sessisti e stereotipi di genere sul luogo di lavoro. Un’indagine dimostra che tra i pregiudizi più comuni ci sono pensieri come “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5 per cento), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5 per cento), “è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9 per cento).
  • Conoscere e saper consigliare i servizi sul territorio a sostegno delle violenze domestiche
  • Lo smart working come risorsa
    Se è un dato di fatto che il Covid ed il conseguente lockdown hanno avvicinato vittime e aguzzini, lo smart working può anche essere una risorsa che permette alle vittime di chiedere aiuto. Le ricerche hanno dimostrato che spesso non sanno come farlo. I luoghi di lavoro sono spesso un luogo lontano dalle forme di violenza e un porto sicuro, ma non è sempre così. A volte le donne sono perseguitate anche al lavoro, in questo caso è fondamentale attuare alcune accortezze come modificare l’indirizzo email, cambiare il numero di cellulare, l’orario di lavoro, sede di lavoro.
  • I benefici per la comunità
    Strumenti e competenze acquisite nella lotta alla violenza alle donne varcheranno i confini aziendali e avranno una ricaduta positiva sull’ intera comunità innescando un processo virtuoso di consapevolezza e cambiamento.

Le donne che subiscono violenze possono trovare nell’ambiente professionale un aiuto e un sostegno qualora i gestori delle risorse umane mettano in atto risposte appropriate a fronteggiare il problema, comprese politiche e procedure di supporto alle loro dipendenti.

Quello che le organizzazioni possono fare per la lotta alla violenza sulle donne è straordinario, hanno il vantaggio di essere in una posizione privilegiata e vincere dove altre istituzioni hanno fallito.

 

Non siete soli

il ctm offre un servizio di ascolto e di supporto a chi pensa di avere un problema di violenza, tra le varie attività che svolge, si occupa anche di attivare incontri e percorsi di prevenzione e sensibilizzazione sulle tematiche della violenza di genere in azienda

Ctm-centro trattamento Maltrattamenti

www.centrotrattamentomaltrattanti.com

email: ctm.forli@gmail.com

tel: 800161085

 

Referenze

https://www.istat.it/it/archivio/235994

https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/digest6i.pdf

https://www.dirittierisposte.it/Schede/Lavoro-e-pensione/Assenze-per-congedi/congedo_per_le_donne_vittime_di_violenza_di_genere_id1170097_art.aspx

http://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?lingua=italiano&id=4498&area=Salute+donna&menu=societa

https://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/guide/quaderni-del-servizio-politiche-familiari-infanzia-e-adolescenza/1.-istituzioni-e-violenza

Atlante del mondo che cambia – Maurizio Molinari, Edito da Rizzoli

Condividi questo articolo