Le conseguenze della disoccupazione a lungo termine. Impatti, ricerche e vie d’uscita

 “Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo.”
Lev Tolstoj

Tra le conseguenze catastrofiche del Covid-19 c’è la perdita di lavoro. La disoccupazione, in calo fino a novembre è tornata a salire lo scorso dicembre e nel 2021 le prospettive potrebbero ulteriormente peggiorare con la fine del blocco dei licenziamenti e il ritorno sul mercato occupazionale delle persone rimaste inattive nel periodo post-Covid. In ogni caso, attualmente, ci sono più di due milioni di italiani senza lavoro e per la maggior parte di loro la prospettiva di ritrovarlo è tutt’altro che incoraggiante.

L’aumento della durata della disoccupazione è direttamente proporzionale all’accrescersi della difficoltà d’inserimento nel mondo professionale. Ne consegue che riuscire a farsi assumere sta diventando una missione proibitiva.

Chi è il disoccupato?

Il disoccupato è colui che ha dichiarato la propria disponibilità al lavoro. L’articolo 19 del decreto legislativo n. 150/2015 “Stato di disoccupazione” stabilisce che sono considerati disoccupati “i lavoratori privi di impiego che dichiarano, in forma telematica, al portale nazionale delle politiche del lavoro di cui all’articolo 13, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.

Cosa si intende per disoccupazione a lungo termine?

Questo tipo di disoccupazione è definito dall’UE come la mancanza di lavoro per un periodo superiore ad un anno. Per il Bureau of Labor Statistics (BLS) degli Stati Uniti d’America ricadono nella categoria dei disoccupati di lungo periodo coloro che sono esclusi dalla catena produttiva da almeno 27 settimane consecutive.

Senza lavoro se puzza molto di più” (cit. film “Gli ultimi saranno gli ultimi” di M.Bruno) – Questo per dire che quando sei disoccupato la condizione psicologica peggiora sensibilmente e le probabilità di essere assunto sono più basse rispetto ad un occupato. Il disoccupato, a parità di risultati, si trova ad investire molto più tempo e molte più energie di un occupato per la ricerca di un lavoro. Investe in media 8 volte in più di tempo a settimana per la ricerca di un lavoro rispetto ad un occupato, candidandosi 8 volte in più ad annunci di lavoro e ricevendo un numero estremamente inferiore di risposte e proposte lavorative

Gli effetti psicologici e sociali legati alla disoccupazione

Diversi studi stanno affrontando gli effetti della disoccupazione di lungo periodo (superiore ai 6 mesi), rilevando come la mancanza del lavoro porti a gravi conseguenze sul piano della vita sociale. Le ricadute non sono legate unicamente ad aspetti economici, ma riguardano anche aspetti psicologici ed identitari.

I principali effetti rilevati sono:

  • Perdita del sonno
  • Aumento del rischio di malattie cardiache, ictus, ecc.
  • Incremento di malattie mentali e di suicidi
  • Insorgenza di sintomi depressivi, disturbi psicosomatici
  • Abuso di alcol e droghe
  • Alimentazione scorretta
  • Accentuazione di stati d’animo come tristezza, vergogna, rabbia, paura
  • Rischio di ritiro sociale e pensiero ricorrente di non essere amati
  • Professionalmente c’è la progressiva perdita delle competenze tecniche maturate che, come una spirale perversa, incrementano la possibilità di non reinserirsi nel mondo del lavoro.

La relazione tra disoccupazione e salute dipende da diverse variabili, qui ho considerato unicamente quelle rilevate su un periodo di disoccupazione maggiore di sei mesi, ma andrebbero valutati altri aspetti quali le risorse personali a disposizione e il contesto socioculturale del soggetto interessato.

E le famiglie?

La disoccupazione di un membro della famiglia (in particolar modo se parliamo dell’uomo) ha un impatto negativo su tutti gli altri componenti del nucleo. In queste situazione si possono registrare incrementi nella disgregazione delle relazioni familiari, aumento dei divorzi, incremento della violenza domestica

Dove trovare lavoro?

Sia che tu stai cercando un lavoro “”classico”” che 100% in smartworking ottimizza la tua presenza online, alcuni suggerimenti:

  • Oltre a famosi siti di ricerca come inded.com  –  randstad.it  consiglio di valutare anche  www.themuse.com
  • Sul portale Linkedin  fai sapere ai tuoi contatti che sei in cerca di lavoro,  abilita l’opzione Open to work
  • Tramite  hastags# puoi ricercare sui social posizioni aperte #hiring #hiringnow
Non ti fermare, fai crescere il tuo cv

Chi ha tempo non aspetti tempo! Non demoralizzarti, la disoccupazione non deve diventare un alibi per non continuare ad aggiornarsi. Approfitta dell’indesiderata libertà riconquistata per aumentare competenze, acquisire certificazioni e continuare a far evolvere il tuo curriculum professionale. Ti posso assicurare che questa determinazione a non fermare il tuo processo di crescita personale verrà valutata molto positivamente ai colloqui di selezione.

Non te la senti di fare investimenti in un periodo di incertezza? Comprensibile al 100%. Non ti preoccupare, ci sono molti contenuti di qualità gratuiti (al massimo ti verrà richiesto un piccolo costo per la certificazione del percorso di formazione).

Per maggiori informazioni vi consiglio il canale Youtube di Raffaele Gaito che recensisce in 10 minuti le principali piattaforme di formazione online, sia a pagamento che gratuite con contenuti in lingua inglese e italiana.

https://www.youtube.com/watch?v=Evd64fi7Uuw

il mio pollice alzato va a  www.coursera.org

Dalle ultime ricerche, un fattore protettivo

Un occhio al mondo della ricerca può essere utile a prendere coscienza del problema (se il problema non ci riguarda in prima persona) o a fare maggior chiarezza se il problema ci riguarda direttamente.

“È recessione quando il tuo vicino perde il lavoro; è depressione quando lo perdi tu.”

                                                                                                             Harry S. Truman

Nell’articolo di Mueller-Spinnewijn-Topa “Job Seekers’ Beliefs and the Causes of Long-Term Unemployment”, sul sito voxeu.org, si sottolinea che le differenze nel rientrare nel mondo del lavoro sono influenzate dal comportamento che si attua nella ricerca di lavoro. Si rileva l’eterogeneità nelle prospettive di occupazione dei disoccupati in cerca di lavoro. I disoccupati con basse prospettive di ricollocamento tendono ad essere eccessivamente ottimisti, la propensione ottimistica li porta a rifiutare offerte di lavoro poiché credono che in futuro arriveranno proposte più interessanti e per loro più vantaggiose. Questo porta ad una maggior incidenza di disoccupazione di lunga durata con le conseguenze sopra descritte. Curioso che i disoccupati con una miglior prospettiva facciano esattamente l’opposto.

L’importanza dell’attività fisica

Nelle ricerche di Plessz esposte nell’articolo “Association between unemployment and the co-occurrence and clustering of common risky health behaviors: Findings from the Costances cohort” (NIH National Library of Medicine) viene rilevato come i partecipanti all’indagine: disoccupati o con precedenti esperienze di disoccupazione alle spalle sono esposti a comportamento a rischio (dipendenza da fumo, abuso di alcol,  rinuncia all’attività fisica, cattive abitudini alimentari) e tale rischio è più elevato  per chi non svolge attività fisica ove si rileva la coesistenza di diversi fattori contemporaneamente.

Altre ricerche si pongono l’obiettivo di studiare l’esperienza della disoccupazione e di capire come intervenire al fine di ridurre la possibilità di sperimentare i problemi di salute evidenziati in precedenza.

Puntare su un bonus davvero utile

Digerito il bonus monopattino, quello vacanze e scongiurato il bonus rubinetti e smartphone mi chiedo se la Naspi (ironico, ovviamente no!) sia sufficiente o se è arrivato il momento di introdurre bonus e programmi a sostegno delle persone disoccupate e delle loro famiglie.

Dare un bonus per il sostegno psicologico

Pensare ad un contributo che serva per mantenere il benessere anche nei momenti di maggiore difficoltà

Un bonus anche per le famiglie, vittime a loro volta.

Un sistema che riqualifichi i disoccupati verso altre professioni.

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