Coaching, istruzioni per l’uso. Come accompagnare il cliente in questo percorso

Quando affronto il tema con nuovi clienti parto dal presupposto che spiegare cosa non è il coaching non è meno importante che spiegare cosa è.

Oltre che coach ho la fortuna di vestire anche i panni di responsabile delle risorse umane, in questa veste mi sono trovata spesso dall’altra parte della barricata a raccogliere le impressioni di chi ha affrontato questa esperienza. Le persone esprimono le loro sensazioni rispetto al coach, definendolo come “il mio psicologo” e alle sessioni come “sedute di psicoterapia”. La loro intenzione è tutt’altro che negativa, esprimono affetto e gratitudine verso un percorso che sta portando miglioramenti e chiarezza nella loro vita, ma è una percezione fuorviante di quello che il coaching può realmente offrire. Quando mi riferisco a fuorviante immagino la reazione di un dirigente d’azienda che ha promosso questa iniziativa per il suo team. Di fronte ad espressioni di questo tipo riuscirebbe anche lui ad intravedere il lato positivo? Io non credo.

Per questo bisogna dedicare la giusta dose di tempo ed attenzione per arrivare a comprendere il punto di partenza della persona con cui ci relazioniamo, verificare che abbia le informazioni adeguate per intraprendere il percorso.

Quindi per rendere la comunicazione più efficace potremmo iniziare con il porre questa domanda al nostro interlocutore:

  • Che idea hai del coaching e cosa ti aspetti di ottenere da questo percorso e dal mio supporto?

Note&Consigli:

con questo primo approccio stai facendo del coaching. Le risposte del tuo utente ti permetteranno di valutare le sue modalità espressive e linguistiche

non dimenticare che le tue prime risposte dovranno tenere conto delle attese del cliente

il tuo linguaggio dovrà essere chiaro e conciso

Terminata questa prima fase è fondamentale affrontare il tema della disambiguazione.  Soffermarsi, cioè, sulle ambiguità del termine coaching per dire cosa non è:

  • non è terapia
  • non è counselling
  • non è counsulting
  • non è mentoring

Troppo spesso il coaching è confuso con queste discipline: grandi professioni e processi interessanti che, però, nulla hanno a che fare con esso.

Vediamo le differenze tra i professionisti di queste discipline:

  • Psicologo: professionista sanitario che svolge attività di prevenzione, diagnosi intervento in ambito psicologico. Studia e tratta gli stati mentali, normali e patologici
  • Psicanalista: è il professionista che esercita la psicanalisi che opera attraverso precise opzioni di setting
  • Counselor: professionista che supporta i clienti su problematiche di varia natura diretto al superamento di specifiche situazioni
  • Consultant: esperto che consiglia i propri clienti su specifici argomenti
  • Mentore: aiuta chi ha meno esperienza, sono esperti nella materia oggetto del mentoring

Il coach è focalizzato su di te, ti aiuta a disegnare il tuo futuro supportandoti nella definizione dei tuoi obiettivi e motivandoti a prenderti la responsabilità di raggiungerli. Il coach fa tante domande senza la presunzione di fornirti risposte preconfezionate, non ti insegna ma ti sfida a migliorare nella consapevolezza e nell’approccio ai problemi per ispirarti e massimizzare il tuo potenziale personale e professionale

Ma come affrontare il tema con il cliente? Ed in che fase?

L’argomento va affrontato già dal primo incontro partendo dall’idea che il coaching:

  • non è psicologia né psicoterapia. Non è un discorso di salute ma di sviluppo e potenziamento. Non ci son modelli di predeterminazione della persona in base ai quali viene vagliato quanto detto con dei modelli
  • presuppone una modalità relazionale non direttiva, nella quale io ascolto e restituisco e chiedo a te quanto è utile per quello che vuoi ottenere.
  • non ti fa andare nel passato però il passato può emergere portando informazioni per il presente.

E se questo non bastasse?

Se durante le sessioni il cliente dovesse far riferimento al coach come ad uno psicologo e alle sessioni come sedute di psicoterapia come gestiremo la situazione?

Per prima cosa ricordiamoci che è importante non interrompere l’intervento per riprendere il cliente, prendiamo nota e chiariamo la situazione al termine dell’incontro.

Quando in chiusura gli chiederemo se vuole aggiungere qualcosa ribadiremo il concetto già espresso dando motivazioni aggiuntive, come per esempio:

Ti chiedo di non identificare i nostri rapporti come sessioni di psicologia perché non lo sono e potrebbero generare dei feedback culturali che non sono positivi.

Consiglio: interrompere la sessione per parlarne potrebbe inficiare la relazione stessa, aspettiamo la chiusura

Il Coach è un titolo di gran moda, per cui è fondamentale fare chiarezza viste tutte le declinazioni in cui è usato. Come esempi possiamo citare: Acting Coach, Voice Coach, Teen Coach, Health Coach, Financial Coach, Football Coach, Parent Coach…

Concludo l’intervento con questa riflessione: il coaching è una metodologia di sviluppo personale ancora non ben compresa e spesso confusa con altre processi. Al coach va il dovere di essere agente culturale del proprio mestiere portando chiarezza là dove spesso questa è offuscata da ambiguità e fraintendimenti.

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