Bias Cognitivi. Per saper riconoscere interpretare scegliere

Cos’è Il Bias cognitivo

“E’ un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.

I Bias cognitivi sono forme di comportamento mentale evoluto: alcuni rappresentano forme di adattamento, in quanto portano ad azioni più efficaci in determinati contesti, o permettono di prendere decisioni più velocemente quando maggiormente necessario; altri invece derivano dalla mancanza di meccanismi mentali adeguati, o dalla errata applicazione di un meccanismo altrimenti positivo in altre circostanze.”  Fonte Wikipedia

L’origine

L’insidia dei Bias nasce dal non renderci conto di subire i loro effetti, e questo è il primo che vorrei presentarvi: il “Bias del punto cieco”, scopriamo gli altri

Non tutti i Bias vengono per nuocere. Tu, ti senti speciale?

Il bisogno di sentirci speciali non ha confini. Quando qualcosa di bello succede intorno a te e senti che ti sta succedendo perché tu sei speciale, beh, questo è un Bias cognitivo. Per quale ragione succede?  Avviene perché il nostro cervello non è programmato per pensare in termini statistici e probabilistici, per cui se vinci al gratta e vinci è perché sei unico e speciale, e quel giorno effettivamente ti sei svegliato e hai capito che delle energie positive aleggiavano intorno a te e la statistica che prevede che la probabilità di vincita media dei Gratta e Vinci” sia di 1 su 3,36 non c’entra niente.

Cosa c’è di strano nel sentirci speciali? Assolutamente nulla, continuate a sentirvi speciali e fortunati. È vero, non è un modo accurato di leggere il mondo ma è un modo che può portare fortuna nella nostra vita (nel mio precedente articolo ho approfondito questo aspetto). È una tua scelta: preferisci vivere in un mondo dove pensi che delle cose siano vere e non lo sono o dove ciò che credi che sia reale effettivamente lo è? È una tua decisione, se credi che pensare di essere speciale ti renda tale, continua per questa strada. E’ quella giusta per te e ricorda: non tutti i Bias vengono per nuocere.

Quali sono e che caratteristiche hanno

I Bias sono all’incirca 200, ecco una breve lista di quelli che incontriamo maggiormente in campo professionale. Il primo posto lo dedico al Bias del male

  • Qualcosa che diventa vero quando viene ripetuto insistentemente. Se senti una cosa tante volte inizi a pensare che sia vera, a prescindere dalla tua esperienza. Questo atteggiamento rivela una debolezza del sistema umano cognitivo.  E non è una tecnica che usano solo le dittature, si ritrova anche nei posti di lavoro. La soluzione è mantenere un sistema critico vigile e non attivare mai il pilota automatico. I dittatori mantengono il potere in questo modo. Accettando le cose senza analisi critica e senza giudizio diventi controllabile.
  • Quando dobbiamo prendere delle decisioni automatiche, o molto rapide, e tendiamo a basarci sulle emozioni che stiamo vivendo, in quel preciso momento siamo di fronte all’euristica affettiva. Suggerimento: se vuoi che una persona  sia ben disposta  nei confronti di una tua richiesta mettila  a suo agio, per esempio offrendole una bevanda gradevole come una tazza di te’ durante l’incontro (ovviamente devi conoscere bene l’interlocutore  e i suoi gusti).
  • Se preferiamo affidarci ad opzioni di cui conosciamo maggiormente le possibilità di successo, mentre tendiamo ad evitare le opzioni meno conosciute siamo di fronte all’ “ambiguity effect”. Suggerimento: si tratta di un Bias molto pericoloso che può avere drammatiche ripercussioni nelle scelte aziendali e nelle carriere dei singoli. Vi consiglio la Masterclass di Bob Iger (CEO Disney) sull’importanza del Risk-Taking (prendere dei rischi).
  • Bias del sovraccarico di scelte: più il numero di opzioni tra cui scegliere è elevato, più è complicato prendere una decisione. Avete mai provato a fare shopping da Harrods?
  • Pregiudizio di conferma: il nostro cervello tende a cercare (e spesso a trovare) conferma dei  pregiudizi e delle opinioni o convinzioni preesistenti. Ne ho parlato in uno dei miei ultimi articoli sul galateo delle referenze

Il Galateo delle Referenze, 7 buone domande da fare, 7 errori da evitare. Guida per il professionista, l’azienda, la referenza & attenzione alla privacy

 

  • Bias default: di fronte a una decisione da prendere, spesso optiamo per l’opzione di non agire affatto, mantenendo lo status quo inalterato e tralasciando le varie opzioni che, invece, prevedono un cambiamento. Questa trappola psicologica comporta l’assunzione di uno stato di inattività che può portare anche al fallimento degli obiettivi prefissati.
  • Effetto Dunning-Kruger: le persone meno competenti tendono a sopravvalutare il loro livello di conoscenza e bravura, mentre  quelle più esperte e professionali diventano consapevoli di quanto, in realtà, ci sia ancora tanto da scoprire e imparare
  • Bias dell’incentivo estrinseco: tendiamo ad avere la convinzione che le altre persone lavorino o agiscano motivati unicamente da incentivi di natura esterna, come ad esempio una ricompensa in denaro, piuttosto che per ragioni intrinseche (ad esempio, la crescita personale o il piacere di svolgere quella determinata attività)

Suggerimento ai manager: ricordatevelo quando andare dagli HR a chiedere l’aumento di retribuzione per i vostri ragazzi

  • Errore fondamentale di attribuzione: quando cerchiamo le cause dei nostri comportamenti, tendiamo a prendere in considerazione tutti i fattori e le cause esterne, mentre quando analizziamo i comportamenti delle altre persone, tendiamo a trovare cause di origine interna, attribuendo unicamente a loro la responsabilità delle loro azioni
  • Bias della discriminazione di genere: errore cognitivo che ci porta a trattare diversamente le persone a seconda del loro sesso. Troppo spesso c’è la tendenza a percepire le neo mamme come professioniste non più interessate a fare carriera nel posto di lavoro. Di questo ne parlo nel mio articolo

Discriminazione sul luogo di lavoro: le 10 cose che un Responsabile HR deve prevedere.

  • Pensiero di gruppo: quando siamo parte di un gruppo, tendiamo ad adattarci in modo passivo alla mentalità dominante in modo da ottenere il consenso degli altri,  anche a costo di rinunciare ad esprimere liberamente il nostro disappunto o le nostre idee che non sono in linea con quelle prevalenti. Questa è di base un’indole umana che purtroppo troppo spesso viene incentivata dall’azienda.
  • Dell’effetto riflettore ne ho parlato

nell’articolo https://veronicatomat.it/2021/05/04/ansia-di-parlare-in-pubblico-gestiscila-con-un-click/      

Intanto iniziamo con il dire che si tratta di un errore cognitivo che ci fa sovrastimare il numero di dettagli che la gente riesce a notare di noi: tipicamente si verifica in situazioni durante le quali siamo maggiormente esposti (ad esempio, nel public speaking).

  • Il più insidioso tra tutti i Bias è il confirmation Bias. Se voglio che una cosa sia vera guardo solo le cose che voglio vedere, escludo tutte quelle che non confermano la mia ipotesi. La più potente forza dell’universo di questo Bias è internet, ricerchiamo sul web solo le conferme alle nostre ipotesi. E lo so perché… ho una laurea in medicina presa su mypersonaltrainer.it

I Bias si possono combattere, se sì come?

  • Con il coaching! Nulla di meglio di un percorso come questo per analizzare i propri preconcetti e comprendere come influenzino il nostro comportamento a partire dagli schemi mentali che utilizziamo per indirizzare le scelte delle altre persone,
  • Se ti vuoi avvicinare il più possibile alla verità di fronte a nuovi dati devi essere pronto ad ammettere di aver sbagliato. Se non lo fai non sarai mai qualcuno in grado di scoprire nuove cose in questo mondo, nella conoscenza includi pure te stesso.
  • I Bias sul posto di lavoro vanno affrontati come qualsiasi altra sfida aziendale complessa: ricerchiamo dati validi, impegniamoci a risolvere creativamente dei problemi non accontentatoci della prima soluzione che ci si propone. In definitiva identificando i punti decisionali vulnerabili.
Condividi questo articolo